Misure anti-COVID negli ambienti di lavoro: a un anno di distanza si inizia a tirare le somme

10 May 2021
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E’ passato più di un anno da marzo 2020 quando i responsabili della prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro si domandavano quale fossero le giuste misure per contrastare il contagio del virus COVID-19.

Ad aprile 2020, nel pieno della prima ondata, il geometra Guido Covre allora direttore del Centro di Formativo Paritetico Territoriale  CONFLAVORO PMI di Campoformido (UD), così scriveva nella premessa alle linee guida sulle misure da adottare in periodo di pandemia. (clicca per scaricare l’articolo):

Nell’ambito lavorativo attualmente non si ritiene ancora necessario un aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi (D.V.R.) aziendale in relazione al rischio specifico associato all’infezione da SARS-CoV-2 se non in ambienti di lavoro sanitario o socio-sanitario o comunque qualora il rischio di infezione da SARS-CoV-2 sia un rischio di natura professionale, legato allo svolgimento dell’attività lavorativa, aggiuntivo e differente rispetto al rischio per la popolazione generale. 

Ciò detto opportunità consiglia che, al fine di soddisfare esigenze di natura organizzativa e/o gestionale e per avere una chiara evidenza scritta, il Datore di Lavoro (D.L.) assieme al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (R.S.P.P.), al Medico Competente (M.C.) e al Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (R.L.S.) redigano un piano di intervento o una procedura adottando un approccio graduale nell’individuazione e nell’attuazione delle misure di prevenzione e protezione dei lavoratori  basate sia sul profilo dei medesimi (o dei soggetti a questi equiparati), sia sul contesto lavorativo di esposizione.”

A un anno di distanza uno studio sulla correlazione tra misure adottate e contenimento del contagio nelle unità produttive, potrebbe restituire qualche utile evidenza sulle procedure di prevenzione più efficaci.

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